. Del piu che novissima iconologia . giu(lo,ecome laquila poila-jda gli antichi per vcello diacutiflìma vifla^t,deue il giù dice veder, ^penrar fino alla n^-fcoda, &<)cculta veritàrappréiènrata per la jipiètra delparagone, nella guiià, lafudel, detonfifa, finis, finis, finis. GIVOCO DALLANTICO, VN fandullo nudo alato, con ambedue lemanidiliefe in alto,prenendo <-ma. Diie treccie, che pendono da vna te/la di Don-na, che fia pofb in qualche modo alta ,che i[fanciullo non arrivi iì tuari à. Sia queila te (la oriutadvn pan no, che difcenda in-fi
1440 x 1734 px | 24,4 x 29,4 cm | 9,6 x 11,6 inches | 150dpi
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. Della piu che novissima iconologia . giu(lo, ecome laquila poila-jda gli antichi per vccello diacutiflìma vifla^t, deue il giù dice vedere, ^penetrar fino alla n^-fcoda, &<)cculta veritàrappréiènrata per la_jipiètra delparagone, nella guiià, che fi è detto, laqualenefignifi-cala cognidonedel vero, &^delfalfbv. GIVOCO DALLANTICO, VN fandulto nudo alato, con ambedue lemanidiliefe in alto, prendendo <-ma. didiie treccie, che pendono da vna te/la di Don-na, che fia pofb in qualche modo alta , che i[fanciullo non vi iì poiTa arriuar à tatto. Sia queila te (la oriutadvn pan no, che difcenda in-fino al mezo di dette CKcciè, 8c vifard fcritto.lOCVS. si fdaiaTo, perche il giuoco confille nella ve-locità nel moto con fcherzo. GIVRISDITTrONE. HVOMO vellito di porpora, nella deliramano tenga vnoicettro, qualè vero in-dino di natiiral giur)fdittione, & nellaltra i fa-fci confolari^che fiportauano per fegno diqucftomedcfimo» T Gì V 2^g Della nouiflima IconofogTit I V S T r T ! Secondo che riferifce Aulo Gelilo.. Do Pf N A informa di belfa vei^rne>coro-noxa, - & vefli ta doro, che con nonefta fe-neritàfrfìmoftridegiTa ài rinerenza congloc-• chi di aciuiflìma viiiay con vn monile al collo, «cf qiiale fìa vnòcehfo fcolpiro- pkel>hwac:fche la Giìiftitia vede ilrairo y& che dì g]f antichifacerdptrfù chiamata ve-ditricedi tutte lecofe. OndeApneio giura perrocchiodd Sole :r& della Giuilitia in/Tcme_^quali che non. ve^a.quefto men di quello, leL-rqu aJ r coie habbi a rao n oi ad in ten derev che de-taonoeffèrenemini/IPrf della Giuftitia, perchebifogna, cheqiiefticon acatil^mo vederepe-retnno fino alla nafcoffa, & occufta verità 8cfieno come Te cailc vergjhrpuri dogni paffio-Ktj fTchenè preriofi doni^ né folfe liii5ngne >nèaltra cola li poffacorrompere t ma fìaao fajdi , ■.uiat»«, gMt«, e puri^ comft ioiOj Se cheauaax» glaltri meralfi in doppiopefo-, & valonr^ E perciò pò; iamo dire, chela Giuftitia /ìaL_««quellhabiro, fecoudo H quale rhuooio